La cannabis medicinale è stata studiata come trattamento potenziale per il glaucoma, una malattia oculare che provoca danni al nervo ottico, spesso associati a un aumento della pressione intraoculare (PIO). Dopo la cataratta, il glaucoma è una delle principali cause di cecità nel mondo, colpendo più di 60 milioni di persone. In Italia si stima siano colpite più di un milione di persone. Di solito compare dopo i 40 anni: l’incidenza della popolazione è dell’ 1-2%. All’inizio può essere asintomatica, ma poi si manifesta con una graduale perdita della visione periferica, per anni, fino ad una visione a tunnel.
La riduzione della pressione intraoculare è una strategia chiave per prevenire la progressione della malattia e la perdita della vista. La medicina moderna utilizza betabloccaniti topici, come il timololo, il betaxolo, il levobunololo.
La cannabis, grazie ai suoi componenti attivi come il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD), ha dimostrato in alcuni studi di poter abbassare la PIO, sebbene ci siano delle limitazioni significative all’uso della cannabis per questa patologia.
Meccanismo d’azione della cannabis sul glaucoma
- Riduzione della pressione intraoculare (PIO):
- Il THC, uno dei principali cannabinoidi presenti nella cannabis, ha mostrato la capacità di ridurre temporaneamente la pressione intraoculare. Gli studi condotti negli anni ’70 hanno dimostrato che l’inalazione di THC o l’assunzione orale può ridurre la PIO di circa il 25-30%.
- Questo effetto è legato alla stimolazione dei recettori CB1, che sono presenti anche nei tessuti oculari, come la retina e il nervo ottico. L’attivazione di questi recettori contribuisce a ridurre la produzione di liquido all’interno dell’occhio, riducendo così la pressione.
- Proprietà neuroprotettive:
- Oltre alla riduzione della PIO, la cannabis ha anche dimostrato potenziali proprietà neuroprotettive, principalmente attribuite al CBD. Queste proprietà potrebbero proteggere il nervo ottico dai danni causati dall’aumento della pressione e dallo stress ossidativo, che sono fattori chiave nella progressione del glaucoma.
- Il CBD, attraverso la sua azione antiossidante, può contribuire a ridurre l’infiammazione e a prevenire la morte cellulare indotta da stress ossidativo nelle cellule gangliari della retina.
Limitazioni e problemi dell’uso della cannabis per il glaucoma
- Breve durata dell’effetto:
- Uno dei principali problemi con l’uso della cannabis per il trattamento del glaucoma è la breve durata d’azione degli effetti ipotensivi. Gli effetti di riduzione della PIO durano in genere 3-4 ore dopo l’assunzione, il che richiederebbe somministrazioni frequenti per mantenere un effetto terapeutico continuo.
- L’uso frequente di cannabis per mantenere la PIO sotto controllo può portare a effetti collaterali sistemici indesiderati, come sedazione, alterazioni cognitive e alterazioni dell’umore.
- Effetti collaterali sistemici:
- Il THC, che è responsabile della riduzione della PIO, può causare una serie di effetti collaterali, tra cui vertigini, tachicardia, ansia e sonnolenza, che possono essere particolarmente problematici per i pazienti anziani, che costituiscono la maggior parte dei soggetti affetti da glaucoma. Questi effetti, potrebbero essere evitati, utilizzando preparazioni bilanciate THC:CBD.
- Effetto controverso del CBD sulla PIO:
- Sebbene il CBD sia noto per le sue proprietà antinfiammatorie e neuroprotettive, alcuni studi hanno suggerito che il CBD isolato potrebbe non abbassare la PIO e potrebbe persino aumentarla leggermente in alcuni casi. Questo effetto rende il CBD meno utile come terapia primaria per il controllo della pressione oculare nel glaucoma.
- Ulteriori considerazioni
- Anche il Cannabigerolo (CBG) è in grado di ridurre la IOP e non presenta particolari tossicità. Anche la Palmitoiletanolamina (PEA), un endocannabinoid-like, somministrata oralmente ha una certa efficacia nel ridurre la IPO, riducendo di molto la vasodilatazione intraoculare, senza presentare effetti collaterali.
Annotazione
Come accade spesso, esiste poi un gap tra le attuali conoscenze scientifiche sulla terapia con cannabis e i risultati che si ottengono nella pratica clinica. Questa è l’opinione del dottor Lorenzo Calvi, Medico Anestesista, Etnofarmacologo, Visiting Professor presso l’Università di Milano:
“Io nella pratica ho trattato circa 150-160 pazienti col glaucoma e la cosa straordinaria è che potrei dire che al massimo mi vengono in mente 1 o 2 persone per cui non c’è stato nulla da fare, mentre in tutti gli altri abbiamo avuto un risultato eccezionale, al 98% della casistica. Inoltre, la quantità di farmaco (cannabinoide, ndr) utilizzato è irrisoria rispetto alle altre indicazioni della cannabis. Bastano infatti solo poche gocce e ciò comporta una compliance del paziente ottima, perché non andiamo ad indurre effetti collaterali psicotici”.
Stato attuale della ricerca e considerazioni cliniche
- Preferenza per i trattamenti convenzionali:
- Attualmente, i trattamenti convenzionali per il glaucoma, come i colliri a base di beta-bloccanti (timololo), analoghi delle prostaglandine (latanoprost), e agenti alfa-agonisti (brimonidina), sono considerati più efficaci per il controllo a lungo termine della pressione intraoculare.
- La cannabis medicinale viene considerata come una possibile opzione complementare o come ultima risorsa nei casi in cui i trattamenti convenzionali non siano tollerati o non siano efficaci.
- Necessità di ulteriori ricerche:
- Nonostante il potenziale terapeutico della cannabis per il glaucoma, sono necessari ulteriori studi clinici per determinare dosaggi ottimali, modalità di somministrazione e combinazioni di cannabinoidi che potrebbero offrire un effetto più duraturo sulla PIO senza gli effetti collaterali sistemici del THC.
- Le formulazioni che combinano THC e CBD, come già detto, potrebbero rappresentare un approccio promettente, soprattutto se vengono sviluppate forme di somministrazione locale (come colliri) che limitano l’assorbimento sistemico.
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Dr Francesco Perugini Billi©copyright