Alcuni studi hanno dimostrato che i cannabinoidi sono sicuri nel contribuire a mitigare alcune complicazioni associate al cancro, tra cui nausea e vomito, indotti dalla chemioterapia, e dolore. Contro gli affetti collaterali della chemioterapia, alcuni farmaci a base di cannabinoidi (Nabilone, Dronabinol) sono già stati approvati in vari Paesi. Inoltre, secondo i risultati di diversi studi, circa il 20-40% delle persone in terapia per il cancro trae giovamento dall’uso della cannabis, non solo per gestire gli effetti collaterali della chemio, ma anche per migliorare il sonno, l’ansia e lo stress.
Per quanto riguarda un possibile impiego dei cannabinoidi nella terapia contro il cancro, i ricercatori hanno mostrato particolare interesse alla capacità dei cannabinoidi di regolare le vie del ciclo cellulare che portano alla trasformazione tumorale. Risultati emersi da studi preclinici suggeriscono che i cannabinoidi possono intervenire a diversi livelli della progressione del tumore, tra cui la proliferazione, la neovascularizzazione, la metastatizzazione, la chemoresistenza, e intervenire anche sui processi di apoptosi e di autofagia, nonché potenziare la immunosorveglianza antitumorale. Negli studi di laboratorio, infatti, i cannabinoidi hanno dimostrato di influenzare i tumori del cervello, della prostata, del colon e del retto, della mammella, dell’utero, della cervice, della tiroide, della pelle, del pancreas e della linfa. Per il momenti, tuttavia, il potenziale antitumorale dei cannabinoidi in vivo deve ancora essere compreso.
Bibliografia
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Dr Francesco Perugini Billi©copyright
