La malattia di Alzheimer (AD) è la forma più prevalente di disturbo neuropsichiatrico tra gli anziani, che colpisce almeno 50 milioni di individui in tutto il mondo.
Gli attuali trattamenti farmacologici si basano sulla prescrizione di inibitori della colinesterasi e memantina. Tuttavia, recenti risultati aneddotici basati su dati reali di bassa qualità hanno spinto i medici, i pazienti e i loro parenti a considerare l’uso di cannabinoidi, in particolare cannabidiolo (CBD), per alleviare i sintomi della AD
CBD è il principale composto non psicotomimetico trovato nella Cannabis sp.che ha mostrato un potenziale terapeutico promettente in vari contesti clinici. Studi preclinici e in vitro indicano che il CBD potrebbe attenuare il declino cognitivo e la neurodegenerazione indotta dalla beta-amiloide (sostanza che si accumula in modo abnorme nel cervello dei malati di Alzheimer), modulando lo stress ossidativo e la neuroinfiammazione.
Inoltre, il CBD dimostra effetti significativi nella promozione della neuroplasticità, in particolare nelle regioni cerebrali come l’ippocampo. Tuttavia, le prove cliniche disponibili presentano risultati contrastanti e non sono stati pubblicati studi randomizzati controllati con placebo.
In conclusione, sebbene gli studi preclinici e in vitro offrano intuizioni incoraggianti sui potenziali benefici del CBD nei modelli di AD, nuovi e ben progettati studi clinici sono necessari per accertare la rilevanza clinica dell’uso del CBD nella gestione dei sintomi di AD, in particolare rispetto ai trattamenti convenzionali.
Bibliografia
- Marques BL, Campos AC. Cannabidiol and Alzheimer’s disease. Int Rev Neurobiol. 2024;177:121-134.
Dr Francesco Perugini Billi©copyright