da Francesco Perugini Billi | Mag 10, 2025 | senza categoria
I pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) che assumono cannabis hanno meno probabilità di morire in ospedale è hanno un costo ospedaliero minore rispetto ai non utilizzatori, secondo i dati pubblicati nella rivista Baylor University Medical Center Proceedings.
I ricercatori del St. Barnabas Hospital di New York hanno studiato la relazione tra l’uso di cannabis e gli effetti clinici ed economici in una coorte di oltre 3,3 milioni di pazienti affetti da artrite reumatoide ospedalizzati. Lo studio ha preso in considerazione un periodo temporale di cinque anni.
Dopo aver corretto per età, sesso, razza e comorbidità, l’uso di cannabis al momento del ricovero è stato associato a una diminuzione della mortalità (odds ratio [OR]: 0,50), della depressione (OR: 0,47), del dolore cronico (OR: 0,45) e dell’ ansia (OR: 0,55). I consumatori di cannabis hanno anche sostenuto quasi il 10% in meno di spese ospedaliere.
“Mentre questi risultati suggeriscono potenziali benefici dell’uso di cannabis per la gestione dei sintomi, è importante riconoscere che le prove attuali sono osservazionali”, hanno concluso gli autori dello studio. “Ulteriori ricerche sono necessarie per esplorare i meccanismi sottostanti di queste associazioni e sviluppare strategie che massimizzino i benefici dell’uso della cannabis, riducendo al minimo i rischi”.
I dati del sondaggio riferiscono che un paziente su cinque con artrite usa prodotti a base di cannabis per alleviare i suoi sintomi e ridurre il suo uso di oppioidi prescritti.
Altri studi hanno similmente collegato l’uso di cannabis con una diminuzione della mortalità ospedaliera, in particolare tra i pazienti con infarto miocardico acuto, cancro, malattia polmonare ostruttiva cronica, gastroparesi, pancreatite, HIV, lesioni da ustione, traumi cerebrali, e vari altri tipi di traumi gravi.
Bibliografia
- Mills B. Cannabis: an opioid alternative for pain management in rheumatic diseases? Proc (Bayl Univ Med Cent). 2025 Mar 19;38(3):265.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 10, 2025 | senza categoria
Un altro studio a conferma gli effetti antidolorifici del cannabidiolo.
I ricercatori dell’Alabama College of Osteopathic Medicine hanno valutato l’efficacia del CBD in 121 pazienti affetti da dolore cronico. I partecipanti sono stati testati per il dolore all’inizio dello studio e dopo la terapia con CBD, su di una scala da zero (nessun dolore) a 10 (peggior dolore che abbiano mai provato).
Oltre il 98% degli intervistati ha riferito un significativo miglioramento del dolore dopo l’uso del CBD. In media, il dolore basale dei pazienti è diminuito di 2,6 punti, su di una scala numerica di valutazione a 10 punti. La maggior parte dei partecipanti (55%) non ha segnalato effetti collaterali negativi dal trattamento con CBD
Gli autori dello studio hanno concluso: “I risultati del progetto attuale indicano che la gran parte dei partecipanti ritiene che il dolore cronico sia migliorato con l’uso di un integratore di CBD. La maggior parte dei soggetti ha usato il CBD tra una e tre volte al giorno, trovando sollievo con una dose di 100 mg o meno. Inoltre, gli effetti collaterali sono stati lievi o nulli”.
Nel complesso, questi risultati possono essere considerati incoraggianti per coloro che hanno paura di assumere troppi farmaci antidolorifici, a dosi elevate, e subirne gli effetti collaterali.
Bibliografia
- Huang A et al. A Survey on the Use of Cannabidiol (CBD) Isolate, Its Perceived Benefits, and Associated Side Effects Among Subjects With Chronic Pain. Cureus. 2025 Mar 7;17(3):e80198.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 4, 2025 | senza categoria
Obiettivo: L’obiettivo di questo studio è stato quello di mettere a confronto la cannabis medicinale e gli oppioidi per quanto riguardava i benefici e gli effetti collaterali , nel trattamento del dolore cronico non oncologico.
Risultati: novanta studi clinici su 22.028 pazienti sono stati idonei per questa revisione (durata del follow-up: da 28 a 180 giorni). Prove di moderata certezza hanno dimostrato che gli oppiacei forniscono piccoli miglioramenti nel dolore, nella funzione fisica e nella qualità del sonno rispetto al placebo; prove di bassa a moderata certezza hanno supportato effetti simili per la cannabis rispetto al placebo. Nessuno dei due è stato più efficace del placebo nei parametri relativi alle relazioni sociali e all’ emotività (tutte prove di alta a moderata certezza). Prove di moderata certezza hanno dimostrato che c’è probabilmente poca o nessuna differenza tra la cannabis per uso medico e gli oppiacei nelle capacità di movimento (differenza media ponderata (WMD) 0,47 sul punteggio di riepilogo della componente fisica del Short Form Survey a 36 punti, intervallo credibile al 95% (CrI) -1,97-2,99). La terapia con cannabis ha portato ad un minor numero di abbandoni dovuti ad eventi avversi rispetto agli oppioidi (OR 0,55, 95% CrI 0,36-0,83). Prove di bassa certezza suggeriscono poca o nessuna differenza tra cannabis e oppioidi per il sollievo dal dolore (WMD 0,23 cm su una scala analogica visiva (VAS) da 10 cm, 95% CrI -0,06 a 0,53) o qualità del sonno (WMD 0,49 mm su una VAS da 100 mm, 95% CrI -4,72 a 5,59).
Conclusioni: la cannabis per uso medico potrebbe essere altrettanto efficace e portare ad un numero inferiore di abbandono della terapia rispetto agli oppioidi, nel trattamento dolore cronico non-oncologico.
Bibliografia
- Jeddi HM, Busse JW, Sadeghirad B, Levine M, Zoratti MJ, Wang L, Noori A, Couban RJ, Tarride JE. Cannabis for medical use versus opioids for chronic non-cancer pain: a systematic review and network meta-analysis of randomised clinical trials. BMJ Open. 2024 Jan 3;14(1).
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da Francesco Perugini Billi | Mag 3, 2025 | senza categoria
Questo è uno studio molto interessante, dato che mancano dati scientifici sull’efficacia della cannabis medica nel trattamento del disturbo depressivo maggiore (MDD).
Metodo: si tratta di uno studio retrospettivo longitudinale (18 settimane), che ha coinvolto 59 pazienti ambulatoriali, affetti da MDD, trattati con cannabis medica tramite una piattaforma di telemedicina. Il trattamento preesistente con farmaci antidepressivi era una condizione necessaria per l’inclusione nello studio. La raccolta di dati standardizzata è stata effettuata all’ingresso e durante le consultazioni mensili. La gravità della depressione è stata misurata su una scala di valutazione da 0 a 10 punti. Gli effetti collaterali sono stati valutati mediante un questionario.
Risultati: i pazienti avevano dai 20 ai 54 anni; il 72,9% era di sesso maschile; un terzo ha dichiarato di aver consumato regolarmente cannabis nei cinque anni precedenti. Il tasso di abbandono è stato del 22%. La gravità media della depressione è diminuita da 6,9 punti (SD 1,5) all’ingresso a 3,8 punti (2,7) alla diciottesima settimana. Una risposta al trattamento (riduzione del 50% del punteggio iniziale) è stata osservata nel 50,8%, alla diciottesima settimana. Un terzo dei pazienti ha lamentato effetti collaterali, ma nessuno considerato grave.
Conclusioni: la cannabis medicinale è stata ben tollerata e il tasso di abbandono è stato paragonabile a quelli degli studi clinici sui farmaci antidepressivi. I pazienti hanno riportato una riduzione clinicamente significativa della gravità della depressione.
Gli autori auspicano che vengano fatte ulteriori ricerche che possano confermare i loro risultati, definire meglio le potenzialità e i rischi dell’uso della cannabis in questa patologia.
Bibliografia
- Specka M, Bonnet U, Schmidberg L, Wichmann J, Keller M, Scholze C, Scherbaum N. Effectiveness of Medical Cannabis for the Treatment of Depression: A Naturalistic Outpatient Study. Pharmacopsychiatry. 2024 Mar;57(2):61-68.
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da Francesco Perugini Billi | Apr 30, 2025 | senza categoria
Secondo questo studio, un unguento a base di Cannabidiolo (CBD) e Cannabigerolo (CBG) si è dimostrato efficace nel trattamento della dermatite atopica.
Introduzione: in cosmetologia, un numero crescente di pubblicazioni scientifiche viene dedicato alle terapie topiche con cannabinoidi, in quanto sembrano essere delle modalità di trattamento sicure ed efficaci, volte a migliorare la patologia e la qualità della vita, dei pazienti affetti da dermatite atopica (DA).
Obiettivi: questo studio si poneva l’obiettivo di valutare l’effetto di un unguento a base di cannabinoidi sui parametri biofisici della pelle (idratazione, contenuto lipidico, perdita di acqua transepidermica ed eritema).
Pazienti e metodi: questo studio sperimentale è stato condotto da maggio a luglio 2022 ed ha incluso un gruppo di nove pazienti (cinque uomini e quattro donne) di età compresa tra 20 e 67 anni, affetti da DA. Per lo studio è stato utilizzato un unguento composto dal 30% di cannabidiolo (CBD) e dal 5% cannabigerolo (CBG), in olio di semi di canapa. I parametri biofisici della pelle valutati sono stati: corneometria (idratazione della pelle), TEWL, sebometria e pH (acidità), tra gli altri.
Risultati: un’analisi preliminare di questo studio pilota indica che le creme a base di CBG e CBD hanno un notevole potenziale nel trattamento della DA e possono costituire una valida alternativa ai trattamenti convenzionali, durante le riacutizzazioni, ma anche nelle remissioni. I risultati ottenuti includono un miglioramento dell’idratazione della pelle, del livello di sebo e della TEWL, nonché una riduzione dell’eritema nelle aree studiate (avambracci).
Conclusione: i risultati dimostrano che la terapia topica con cannabinoidi è efficace nel ridurre il prurito e migliorare la qualità della vita dei pazienti con AD, portando in alcuni casi alla remissione dei sintomi.
Bibliografia
- Burczyk DD et al. Evaluation of Biophysical Parameters of the Skin of Patients With Atopic Dermatitis After Application of an Ointment Containing 30% Cannabidiol and 5% Cannabigerol. Clin Cosmet Investig Dermatol. 2025 Mar 19;18:649-662.
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