da Francesco Perugini Billi | Mag 27, 2025 | senza categoria
La Bacopa monnieri (L.) Pennell è una straordinaria pianta medicinale che si associa vantaggiosamente alla Cannabis medicinale nella cura e nella prevenzione delle malattie neurodegenerative e nel processi di neuroinfiammazione legati all’età (inflammaging = termine che descrive l’infiammazione cronica di basso grado che si sviluppa durante l’invecchiamento, che si verifica in assenza di infezione. Si ritiene che questa infiammazione persistente contribuisca a molte malattie legate all’età e acceleri il processo di invecchiamento).
Introduzione
L’età media della popolazione mondiale è in forte aumento dagli anni ’70 e si prevede che questa tendenza proseguirà nel corso del XXI secolo. Cambiamenti graduali nel metabolismo cellulare caratterizzano l’invecchiamento biologico.
Questo processo naturale e irreversibile può verificarsi in modo tipico o patologico. Con la rapida crescita degli adulti di 65 anni e oltre, si manifestano con più frequenza molte condizioni metaboliche e neuronali come diabete mellito di tipo 2 (DM2), malattie muscolo-scheletriche, malattie cardiovascolari, aterosclerosi, ipertensione, fragilità (Frailty) e malattie neurologiche.
La fragilità associata all’età (Frailty) è uno stato clinico con una maggiore suscettibilità agli stressori dovuta alla riduzione della funzionalità dei sistemi fisiologici, che si traduce in declino funzionale e aumento della mortalità. Il declino cognitivo è un fenomeno comune osservato in una popolazione che invecchia.
La demenza è uno dei disturbi neurologici più temuti e il numero di persone affette da demenza sta aumentando rapidamente. La malattia di Alzheimer, una condizione neurodegenerativa definita da un importante accumulo di grovigli neurofibrillari e placche amiloidi nel cervello, e la malattia di Parkinson, caratterizzata principalmente da tremore, rigidità, bradicinesia e instabilità posturale, condizioni che gli anziani devono affrontare nel tempo.
Per mantenere o migliorare la salute del cervello o rallentare e invertire la demenza, quasi un quarto degli adulti attualmente usa alcuni integratori alimentari, tra cui vitamine, minerali, amminoacidi e fitoterapici. Nuove opportunità terapeutiche per le malattie neurodegenerative includono strategie per migliorare la funzione cognitiva e ridurre la deposizione di amiloide, presentando nuovi percorsi per il trattamento di queste condizioni.
Le piante medicinali e i nutraceutici stanno diventando importanti anche come interventi complementari, fornendo una fonte preziosa per lo sviluppo di farmaci per la prevenzione delle malattie neurodegenerative. Il ricorso ai fitoterapici e nutraceutici è caratterizzato da un forte desiderio di migliorare le prestazioni cognitive, prevenire la neuroinfiammazione e vivere una vecchiaia in salute. A questo proposito, molte ricerche si sono concentrate sulla Bacopa monnieri L., importante pianta medicinale della tradizione Ayurvedica.
La Bacopa nella medicina tradizionale indiana è considerata una “rasayana”, cioè un rimedio di lunga vita, utilizzata da millenni per numerose condizioni patologiche, tra cui quelle associate al decadimento cognitivo. Si tratta di una pianta strisciante, con piccole foglie oblunghe e fiori viola chiaro, che vive in ambienti paludosi.
In una rassegna dedicata a questa pianta, gli autori hanno studiato le vie molecolari per eventuali applicazioni terapeutiche della Bacopa in diversi disturbi metabolici e anche nelle malattie di Alzheimer e di Parkinson. Essi hanno suggerito che il suo uso ha effetti promettenti per quanto riguarda i disturbi neuronali. Altri autori hanno dimostrato gli effetti benefici dei componenti di questa pianta (bacopasaponina C, bacosidi A e B, bacopaside I e II, loliolide, acido betulinico, acido asiatico, ebelin lactone, quercetina) nella demenza, nel morbo di Alzheimer e in altri disturbi cerebrali.
Il meccanismo d’azione della Bacopa nelle malattie del cervello può essere correlato alla sua capacità di modulare la neurotrasmissione, neurogenesi, plasticità neuronale, segnalazione intracellulare, epigenetica, flusso sanguigno cerebrale, metabolismo energetico, piegamento proteico, stress endoplasmatico reticolo, sistema neuroendocrino, e l’apoptosi.
La Bacopa è anche nota per le sue funzioni antiossidanti, antinfiammatorie e anti-epatotossiche. Le attività antiossidanti e antinfiammatorie sono di fondamentale importanza per evitare i processi neurodegenerativi
Ruolo di Bacopa monnieri nella neurodegenerazione
- Attività antiossidante
- I principali composti attivi (es. bacosidi A e B) riducono lo stress ossidativo, una delle principali cause di danno neuronale nei disturbi neurodegenerativi come Alzheimer, Parkinson e SLA.
- Migliorano i livelli di enzimi antiossidanti (SOD, catalasi, glutatione perossidasi).
- Azione anti-infiammatoria
- Riduce la produzione di citochine pro-infiammatorie (TNF-α, IL-1β, IL-6), coinvolte nella neuroinfiammazione cronica che caratterizza molte malattie neurodegenerative.
- Protezione dai danni neuronali
- Studi in vitro e in vivo hanno mostrato che Bacopa può inibire la morte cellulare neuronale (apoptosi) indotta da β-amiloide e altre tossine.
- Favorisce la plasticità sinaptica e il rinnovamento dendritico, cruciali per la memoria e l’apprendimento.
- Miglioramento cognitivo
- Studi su pazienti anziani e soggetti con declino cognitivo lieve (MCI) mostrano miglioramenti nella memoria verbale, attenzione e velocità di elaborazione.
- Inibizione dell’acetilcolinesterasi
- Simile agli inibitori della colinesterasi usati nell’Alzheimer (come donepezil), Bacopa può aumentare i livelli di acetilcolina, migliorando la trasmissione sinaptica. Uno studio RCT fase-2 sull’efficacia di brahmi vs. donepezil non ha mostrato alcuna differenza significativa tra loro dopo 1 anno di trattamento, in 48 pazienti affetti da Alzheimer.
Applicazioni cliniche potenziali
La Bacopa monnieri è stata studiato come trattamento coadiuvante o preventivo nelle seguenti condizioni:
- Malattia di Alzheimer
- Demenze vascolari o miste
- Disturbi cognitivi lievi (MCI)
- Parkinson (riduzione stress ossidativo e protezione dopaminergica)
- SLA, sclerosi multipla (in studi preliminari)
Sicurezza e controindicazioni
- Generalmente ben tollerato, ma può causare nausea, crampi addominali o diarrea in alcuni soggetti.
- Attenzione in caso di uso concomitante con antidepressivi, ansiolitici o farmaci colinergici.
Conclusione
Bacopa monnieri mostra un promettente profilo neuroprotettivo grazie a effetti antiossidanti, anti-infiammatori, pro-cognitivi e modulatori della neurotrasmissione. Sebbene i dati preclinici siano forti, sono necessari più studi clinici di alta qualità per confermarne l’efficacia nei disturbi neurodegenerativi conclamati.
NB: NEL CASO DI PATOLOGIE CRONICHE E DI ASSUNZIONE DI FARMACI, RIVOLGERSI SEMPRE E SOLO AD UN MEDICO ESPERTO IN FITOTERAPIA PER LE DOVUTE VALUTAZIONI.
Bibliografia
- Calabrese, C., Gregory, W. L., Leo, M., Kraemer, D., Bone, K., & Oken, B. (2008). Effects of a standardized Bacopa monnieri extract on cognitive performance, anxiety, and depression in the elderly: A randomized, double-blind, placebo-controlled trial. Rejuvenation Research, 11(1), 207–213.
- Kongkeaw, C., Dilokthornsakul, P., Thanarangsarit, P., Limpeanchob, N., & Norman Scholfield, C. (2014).
Meta-analysis of randomized controlled trials on cognitive effects of Bacopa monnieri extract. Journal of Ethnopharmacology, 151(1), 528–535.
- Pase, M. P., Kean, J., Sarris, J., Neale, C., Scholey, A. B., & Stough, C. (2012). The cognitive-enhancing effects of Bacopa monnieri: A systematic review of randomized, controlled human clinical trials. Psychopharmacology, 214(4), 749–759.
- Prabhakar S, Vishnu VY, Modi M, Mohanty M, Sharma A, Medhi B, Mittal BR, Khandelwal N, Goyal MK, Lal V, Singla R, Kansal A, Avasthi A. Efficacy of Bacopa Monnieri (Brahmi) and Donepezil in Alzheimer’s Disease and Mild Cognitive Impairment: A Randomized Double-Blind Parallel Phase 2b Study. Ann Indian Acad Neurol. 2020 Nov-Dec;23(6):767-773.
- Rauf, K., Subhan, F., Patel, S., & Muhammad, N. (2018). Neuroprotective effects of Bacopa monnieri: A review. Frontiers in Aging Neuroscience, 10, 449.
- Russo, A., Borrelli, F. (2005). Bacopa monniera, a reputed nootropic plant: An overview. Phytomedicine, 12(4), 305–317.
- Uabundit, N., Wattanathorn, J., Mucimapura, S., & Ingkaninan, K. (2010). Cognitive enhancement and neuroprotective effects of Bacopa monnieri in Alzheimer’s disease model. Journal of Ethnopharmacology, 127(1), 26–31.
- Valotto Neto L J et al. Investigating the Neuroprotective and Cognitive-Enhancing Effects of Bacopa monnieri: A Systematic Review Focused on Inflammation, Oxidative Stress, Mitochondrial Dysfunction, and Apoptosis Antioxidants 2024, 13, 393.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 25, 2025 | senza categoria
I pazienti con dolore muscolo-scheletrico sperimentano miglioramenti sintomatici e pochi effetti collaterali dopo l’uso prolungato di cannabis medica, secondo i nuovi dati pubblicati sulla rivista scientifica Cureus.
Ricercatori della Rothman Orthopaedic Institute presso la Thomas Jefferson University di Philadelphia hanno valutato la sicurezza e l’efficacia dell’uso a lungo termine della cannabis medicinale in una coorte di 129 pazienti affetti da dolore muscolo-scheletrico.
I partecipanti allo studio sono stati registrati nel programma di accesso alla cannabis medica della Pennsylvania e sono stati seguiti per almeno un anno. Oltre tre quarti dei soggetti dello studio ha riferito di utilizzare almeno un tipo di prodotto a base di cannabis al giorno (il 64% ha scelto formulazioni topiche).
In linea con altri studi precedenti, la maggioranza (93 per cento) dei pazienti con dolore ha affermato che la cannabis ha migliorato i sintomi principali. Gli effetti cognitivi e motori sono stati minimi nella maggior parte degli utenti, con il 72% che ha riferito “nessun impatto” sul loro pensiero, coordinazione cognitiva o funzioni motorie.
Circa il 40 per cento dei partecipanti allo studio ha affermato di aver ridotto l’uso di analgesici convenzionali, compresi gli oppiacei, dopo l’inizio della cannabis medica – un risultato coerente con altri studi precedenti.
“L’uso a lungo termine della cannabis medicinale è un’opzione abituale e ben tollerata nella gestione del dolore muscolo-scheletrico cronico, con alta efficacia riferita dai pazienti e minimo impatto cognitivo“, hanno concluso gli autori dello studio. “Questi risultati supportano il ruolo della cannabis nella gestione del dolore, evidenziando al contempo la necessità di ulteriori ricerche sul dosaggio ottimale e sulla sicurezza a lungo termine.
Secondo i dati pubblicati l’anno scorso nel Journal of Cannabis Research, più di un paziente su cinque con dolore muscolo-scheletrico cronico afferma di aver provato la cannabis per gestire i sintomi, con oltre il 90% che la descrive come efficace.
Bibliografia
- Khak M, Ramtin S, Chung J, et al. (May 14, 2025) Patterns, Efficacy, and Cognitive Effects of Medical Cannabis Use in Chronic Musculoskeletal Pain Patients. Cureus 17(5): e84102.
- Leroux T, Ajrawat P, Sundararajan K, Maldonado-Rodriguez N, Ravi B, Gandhi R, Rampersaud R, Veillette C, Mahomed N, Clarke H. Understanding the epidemiology and perceived efficacy of cannabis use in patients with chronic musculoskeletal pain. J Cannabis Res. 2024 Jul 3;6(1):28.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 24, 2025 | senza categoria
Gli uomini che fanno uso di cannabis non hanno un numero inferiore di spermatozoi, secondo i dati pubblicati sulla rivista scientifica Andrology.
I ricercatori affiliati alla School of Public Health dell’Università di Boston hanno esaminato campioni di sperma da una coorte rappresentativa di 921 soggetti maschi, il 23% dei quali abitualmente consumano cannabis.
I ricercatori non hanno evidenziato differenze significative nella concentrazione di sperma, nel volume o nella motilità nei consumatori di cannabis rispetto ai non consumatori.
“In questo studio di coorte del pre-concepimento nordamericano, l’uso abituale della cannabis non è stato significativamente associato con alterazioni della qualità dello sperma”, hanno concluso gli autori dello studio.
Studi precedenti avevano dato risultati incoerenti. Per esempio, uno studio di Harvard del 2019 ha collegato l’uso della cannabis con concentrazioni più elevate di sperma, mentre un documento di revisione del 2015 aveva segnalato che un uso pesante di cannabis poteva avere effetti dannosi sul potenziale riproduttivo maschile. Studi più recenti hanno concluso che una storia di uso di cannabis probabilmente non ha effetti avversi significativi sulla funzione sessuale maschile o sui tassi di fertilità.
Bibliografia
- Marlon D. Joseph et al. A North American preconception cohort study of cannabis use and semen quality. Andrology, 06 May 2025.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 24, 2025 | senza categoria
L’apnea ostruttiva del sonno (in inglese: Obstructive Sleep Apnea – OSA) è un disturbo respiratorio del sonno caratterizzato da ripetute interruzioni della respirazione durante il sonno, causate da un collasso parziale o completo delle vie aeree superiori.
Cos’è esattamente?
Durante il sonno, i muscoli della gola si rilassano. In alcune persone, questo rilassamento provoca il collasso delle vie respiratorie (naso-faringe-trachea), impedendo il passaggio dell’aria nonostante lo sforzo respiratorio.
Questo provoca:
- Apnee = pause respiratorie ≥ 10 secondi
- Ipopnee = riduzione parziale del flusso d’aria
Queste interruzioni possono accadere decine o centinaia di volte per notte, spesso senza che la persona ne sia consapevole.
Sintomi principali
- Russamento forte e irregolare
- Pause respiratorie osservate da altri
- Sonnolenza diurna eccessiva
- Mal di testa al risveglio
- Irritabilità, difficoltà di concentrazione
- Risvegli frequenti, talvolta con sensazione di soffocamento
Chi è più a rischio?
- Persone in sovrappeso o obese
- Uomini (più frequente che nelle donne)
- Età > 40 anni
- Malformazioni cranio-facciali (es. mandibola piccola)
- Consumo di alcol, sedativi, fumo
- Storia familiare di OSA
Si stima che oltre il 26% degli adulti tra i 30 e i 70 anni soffra di apnea del sonno. Tuttavia, la maggior parte dei pazienti non sa di averla. L’apnea del sonno è una malattia cronica che aumenta il rischio di ipertensione, malattie cardiache, diabete di tipo 2, ictus e depressione.
Studio su apnee notturne e cannabis medicinale
Questo studio è il più grande mai condotto per valutare l’uso di cannabis in pazienti con apnea ostruttiva del sonno.
I ricercatori dell’Ufficio del Minnesota di Gestione della Cannabis hanno condotto uno studio su 3.102 pazienti affetti da OSA. I risultati hanno messo in evidenza significativi e duraturi miglioramenti del sonno nel 40% dei casi. Miglioramenti si sono anche avuti per quanto riguarda altri sintomi, quali la stanchezza e l’umore (depressione e ansia).
Studi clinici precedenti avevano già mostrato come l’uso di THC orale (dronabinol) è in grado di attenuare i sintomi nei pazienti affetti da apnea notturna e come la cannabis medicinale sia largamente utilizzata per affrontare i disturbi del sonno.
Bibliografia
- Asselin, A., Lamarre, O.B., Chamberland, R. et al. A description of self-medication with cannabis among adults with legal access to cannabis in Quebec, Canada. J Cannabis Res 4, 26 (2022).
- https://mn.gov/ocm/assets/Obstructive_Sleep_Apnea_Report_2025_tcm1202-683956.pdf
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da Francesco Perugini Billi | Mag 10, 2025 | senza categoria
I pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) che assumono cannabis hanno meno probabilità di morire in ospedale è hanno un costo ospedaliero minore rispetto ai non utilizzatori, secondo i dati pubblicati nella rivista Baylor University Medical Center Proceedings.
I ricercatori del St. Barnabas Hospital di New York hanno studiato la relazione tra l’uso di cannabis e gli effetti clinici ed economici in una coorte di oltre 3,3 milioni di pazienti affetti da artrite reumatoide ospedalizzati. Lo studio ha preso in considerazione un periodo temporale di cinque anni.
Dopo aver corretto per età, sesso, razza e comorbidità, l’uso di cannabis al momento del ricovero è stato associato a una diminuzione della mortalità (odds ratio [OR]: 0,50), della depressione (OR: 0,47), del dolore cronico (OR: 0,45) e dell’ ansia (OR: 0,55). I consumatori di cannabis hanno anche sostenuto quasi il 10% in meno di spese ospedaliere.
“Mentre questi risultati suggeriscono potenziali benefici dell’uso di cannabis per la gestione dei sintomi, è importante riconoscere che le prove attuali sono osservazionali”, hanno concluso gli autori dello studio. “Ulteriori ricerche sono necessarie per esplorare i meccanismi sottostanti di queste associazioni e sviluppare strategie che massimizzino i benefici dell’uso della cannabis, riducendo al minimo i rischi”.
I dati del sondaggio riferiscono che un paziente su cinque con artrite usa prodotti a base di cannabis per alleviare i suoi sintomi e ridurre il suo uso di oppioidi prescritti.
Altri studi hanno similmente collegato l’uso di cannabis con una diminuzione della mortalità ospedaliera, in particolare tra i pazienti con infarto miocardico acuto, cancro, malattia polmonare ostruttiva cronica, gastroparesi, pancreatite, HIV, lesioni da ustione, traumi cerebrali, e vari altri tipi di traumi gravi.
Bibliografia
- Mills B. Cannabis: an opioid alternative for pain management in rheumatic diseases? Proc (Bayl Univ Med Cent). 2025 Mar 19;38(3):265.
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da Francesco Perugini Billi | Mag 10, 2025 | senza categoria
Un altro studio a conferma gli effetti antidolorifici del cannabidiolo.
I ricercatori dell’Alabama College of Osteopathic Medicine hanno valutato l’efficacia del CBD in 121 pazienti affetti da dolore cronico. I partecipanti sono stati testati per il dolore all’inizio dello studio e dopo la terapia con CBD, su di una scala da zero (nessun dolore) a 10 (peggior dolore che abbiano mai provato).
Oltre il 98% degli intervistati ha riferito un significativo miglioramento del dolore dopo l’uso del CBD. In media, il dolore basale dei pazienti è diminuito di 2,6 punti, su di una scala numerica di valutazione a 10 punti. La maggior parte dei partecipanti (55%) non ha segnalato effetti collaterali negativi dal trattamento con CBD
Gli autori dello studio hanno concluso: “I risultati del progetto attuale indicano che la gran parte dei partecipanti ritiene che il dolore cronico sia migliorato con l’uso di un integratore di CBD. La maggior parte dei soggetti ha usato il CBD tra una e tre volte al giorno, trovando sollievo con una dose di 100 mg o meno. Inoltre, gli effetti collaterali sono stati lievi o nulli”.
Nel complesso, questi risultati possono essere considerati incoraggianti per coloro che hanno paura di assumere troppi farmaci antidolorifici, a dosi elevate, e subirne gli effetti collaterali.
Bibliografia
- Huang A et al. A Survey on the Use of Cannabidiol (CBD) Isolate, Its Perceived Benefits, and Associated Side Effects Among Subjects With Chronic Pain. Cureus. 2025 Mar 7;17(3):e80198.
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