da Francesco Perugini Billi | Ago 8, 2023 | senza categoria
L’aspettativa di vita delle persone è notevolmente aumentata nel corso degli anni, grazie alle migliori condizioni di vita e ai progressi della medicina. L’invecchiamento è legato al progressivo declino delle attività funzionali, all’accumulo di cellule danneggiate e quindi ad una maggiore incidenza di malattie degenerative, come il diabete, il cancro, gli accidenti cardiovascolari e la demenza.
La quercetina è un flavonoide presente in diversi alimenti di origine vegetale (mele, uva, broccoli, frutta con guscio, frutti di bosco, ecc.), con notevoli e documentate (in vivo e in vitro) proprietà antinfiammatorie, antitumorali, antiossidanti, antipertensive antidiabetiche e neuroprotettive. E’ anche in grado di migliorare l’attività della superossido dismutasi e della catalasi e quindi di prevenire l’esaurimento del glutatione.
Come integratore, è utilizzato nelle malattie virali, allergiche (rinite, asma), metaboliche e neurodegenerative. Questo flavonoide svolge anche un ruolo importante in campo cardiovascolare: protegge gli endoteli dal danno ossidativo, riduce l’ aggregazione piastrinica, la perossidazione dei lipidi e la pressione arteriosa.
Quercetina e neurodegenerazione
La quercetina è un promettente integratore anti-aging, grazie alla sua importante attività di scavenging dei radicali liberi, attività che esercita anche a livello del sistema nervoso centrale. Infatti questo flavonoide potrebbe essere utile nella prevenzione delle malattie neurodegenerative e ritardare quindi il processo di invecchiamento cerebrale. Gli studi hanno dimostrano che questa molecola per la sua natura lipofilica è in grado di attraversare la barriera ematoencefalica ed esercitare importanti funzioni neuroprotettive: riduce il danno neuronale ossidativo e la neuroinfiammazione e ha effetti anti-demenza.
In modelli murini di Alzheimer, la quercetina ha mostrato una significativa azione neuroprotettiva, attraverso la riduzione della neuroinfiammazione (inibizione TNF-alfa, IL-1beta, IL-6), dello stress ossidativo (riduzione ROS e NO), delle acetilcolinesterasi (con aumento della disponibilità della acetilcolina), della fosforilazione delle proteine Tau e dell’aggregazione beta amiloide.
Altro studi hanno mostrato che sempre a livello del sistema nervoso centrale, la quercetina è in grado di agire sulla disfunzione mitocondriale, l’autofagia e i neurotrasmettitori difettosi.
Bibliografia
- Deepika; Maurya, P.K. Health Benefits of Quercetin in Age-Related Diseases. Molecules 2022, 27, 2498.
- Haroon Khan et al Neuroprotective Effects of Quercetin in Alzheimer’s Disease. Biomolecules 2020, 10, 59
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da Francesco Perugini Billi | Mar 27, 2023 | senza categoria
Uno studio ha mostrato che il cannabidiolo (CBD) è in grado di aumentare il flusso sanguigno nelle regioni del cervello legate alla memoria.
In questo studio si è voluto misurare gli effetti acuti del Cannabidiolo (CBD) sul flusso sanguigno cerebrale nelle regioni cerebrali associate all’elaborazione della memoria. Quindici soggetti sani sono stati reclutati e sottoposti a scansione cerebrale dopo aver ricevuto un placebo o una capsula da 600 mg di CBD. Il flusso sanguigno cerebrale è stato misurato utilizzando una tecnica di risonanza magnetica (MRI) chiamata etichettatura di spin arterioso.
I risultati hanno rivelato un aumento significativo del flusso sanguigno ippocampale dopo una singola dose di CBD. Aumenti del flusso sanguigno sono stati visti anche nella corteccia orbitofrontale, una regione nota per il processo decisionale.
Questi risultati possono avere implicazioni per il potenziale uso del CBD in una serie di disturbi associati alla disfunzione ippocampale, tra cui il morbo di Alzheimer, il PTSD e la depressione.
Bibliografia
- -Bloomfield MAP, Green SF, Hindocha C, et al. The effects of acute cannabidiol on cerebral blood flow and its relationship to memory: An arterial spin labelling magnetic resonance imaging study. Journal of Psychopharmacology. 2020;34(9):981-989.
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da Francesco Perugini Billi | Mar 20, 2023 | senza categoria
Il 60,7% degli uomini e il 51,2% delle donne è esposto a qualche terribile evento traumatico nella propria vita. Il PTSD (Disturbo post-traumatico da stress) si manifesta nell’ 8% di questi uomini e nel 20% delle donne. Queste persone soffrono di una maggiore incidenza di disturbi mentali e di suicidio, nonché di un aumento della frequenza di ipertensione, di ulcere e di asma bronchiale, e possono sviluppare frequenti fobie sociali.
La cannabis medicinale ha mostrato di migliorare i sintomi legati al PTSD in vari modi:
- riduzione dell’ansia, attraverso molteplici meccanismi
- ridimensionamento dei ricordi dolorosi e riduzione della reazione alla paura
- neuroprotezione
- miglioramento del sonno e riduzione dei terrori notturni.
Bibliografia
- CBD Advanced Certification. medicalmarijuana411
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da Francesco Perugini Billi | Giu 4, 2020 | senza categoria
Lo zafferano è risultato efficace quanto il farmaco methylphenidate (MPH) – nomi commerciali Ritalin, Concerta – nel trattamento della sindrome da deficit attentivo e iperattività (ADHD), in uno studio clinico durato 6 mesi (doppio cieco, randomizzato), condotto nel Tehran University of Medical Sciences, in Iran.
Cinquanta giovani pazienti sono stati suddivisi in due gruppi di uguale numero. Un gruppo a ricevuto una terapia a base di MPH (0.3 – 1 mg/kg/die) e l’altro, delle capsule di estratto di zafferano (20-30mg/die, pari a 60mg di polvere pura)
“Da questi risultati preliminari, possiamo affermare che lo zafferano può rappresentare una valida alternativa ai farmaci di sintesi, considerato anche il fatto che questa spezia è priva di effetti collaterali (…) Nel breve termine, la risposta allo zafferano è efficace ed uguale a quella del farmaco chimico” hanno affermato gli autori della ricerca.
L’MPH è comunemente usato nel trattamento dell’ ADHD, ma provoca parecchi effetti collaterali, come inappetenza, disturbi del sonno e nausea. Inoltre, circa il 30% dei bambini non rispondono a questa terapia. Nell’ADHD sono stati usati anche altri farmaci, come per esempio gli antidepressivi, ma con effetti collaterali pesanti o senza risultati apprezzabili.
Tradizionalmente, allo zafferano si attribuiscono proprietà antisettiche, antispasmodiche, antitumorali, anticonvulsivanti e antidrepressive.
I principi attivi dello zafferano sembrano agire inibendo il reuptake della dopamina e della norepinefrina, hanno un effetto antagonista sui recettori glutamminergici (eccitatori) e uno agonista su quelli del GABA (deprimenti).
Commentando la ricerca, esperti del New York Medical College e della Columbia University, College of Medicine hanno affermato pubblicamente che il lavoro iraniano è “credibile” ed è “un trial clinico randomizzato ben condotto” (Medscape Medical News).
Bibliografia
- Sara Baziar et al, Crocus sativus L. Versus Methylphenidate in Treatment of Children with Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder: A Randomized, Double-Blind Pilot Study. J Child Adolesc Psychopharmacol. Published online February 11, 2019.
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